martedì 10 dicembre 2013

FISCO ED ECCESSIVI COSTI ENERGETICI MINACCIANO IL RICICLO DELLA PLASTICA

Impianto di triturazione della plastica
Raccolta differenziata e riciclo industriale della plastica e degli altri materiali girano a due velocità totalmente differenti. Mentre la prima, guidata da logiche burocratiche e di poteri pubblici, stenta a decollare il secondo è un settore all'avanguardia in Italia che lo rendono unico in Europa: siamo primi infatti in alcuni ambiti strategici quali il recupero industriale di metalli, carta, plastica, vetro, legno, tessili, gomma, principalmente derivanti da superfici private quali industrie, centri commerciali, magazzini e attività artigianali. 

Estrusione della plastica riciclata

Stando ai dati del Rapporto Green Italy di Unioncamere, su 163 milioni di tonnellate avviate a recupero industriale in Europa, 24,1 sono quelle della sola Italia, più della Germania (22,4 milioni). Aggiungendo alla lista dei rifiuti recuperati anche quelli chimici, i fanghi e alcune altre tipologie (ad esclusione di minerali e vegetali), l'Italia ottiene comunque un 2° posto, stavolta alle spalle della Germania. E' questo il quadro dell'Italia che recupera emerso tracciato dal nuovo dossier del Gruppo Hera, dedicato proprio al legame tra filiera del recupero e green economy.
A minacciare questa eccellenza ci stanno pensando alcune politiche illogiche portate avanti dagli attuali governi italiani in termini di elevati costi di approvvigionamento dell'energia elettrica e rincaro fiscale sull'attività di impresa.

Fonte originaria dell'articolo:
http://www.ingegneri.info/hera-l-italia-del-recupero-nell-industria-caso-unico-in-europa_news_x_20151.html

L'EUROPARLAMENTO VUOLE INCREMENTARE IL RICICLO DELLA PLASTICA

Dopo gli annunci di questi mesi l'Europa prova a cambiare rotta facendo approvare nei giorni scorsi dalla commissione Ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare dell'Europarlamento una proposta di risoluzione per il varo di una nuova strategia comunitaria in materia di riciclo della plastica.

Europarlamento durante una seduta 
In primo piano, c'è la necessità di una apposita normativa dell'Ue. A questo proposito è da sottolineare che circa il 40% dei rifiuti proviene dagli imballaggi e che senza una revisione della Direttiva in materia, risalente ormai al 1994, non si è in grado di affrontare il problema. La relazione approvata punta, quindi, all'introduzione di norme sulla progettazione ecologica che consentano la raccolta e la cernita dei rifiuti per un riciclaggio efficiente, utilizzando nuove tecnologie come infrarossi ed etichettature specifiche e materiali riciclabili. I consumatori devono essere in grado di sapere se la plastica che acquistano è riciclabile, compostabile, biodegradabile o recuperabile, al fine di facilitare il processo di cernita. L'eurodeputato Andrea Zanoni, membro della Commissione, ha sottolineato l'importanza della proposta di risoluzione: «Si tratta di un documento di fondamentale importanza per il futuro ambientale dell'Unione, con al centro l'impegno di rendere realtà gli imperativi di riciclare la plastica e andare verso la dismissione delle discariche».(Energia24)

mercoledì 4 dicembre 2013

NUOVA RISOLUZIONE UE SUL RICICLO DELLE PLASTICHE

E’ stata approvata il 27 novembre scorso dalla Commissione Ambiente del Parlamento Europeo la risoluzione su “una strategia europea per i rifiuti di plastica nell’ambiente”, dove si chiedono interventi per il contenimento e la riciclabilità dei rifiuti in materiale plastico.
La risoluzione, nonostante non sia ancora vincolante per mancanza di delibera del Parlamento Europeo, è di notevole importanza in quanto per la prima volta viene sottolineata nell'emiciclo di Strasburgo la necessità che la normativa dell'UE sui rifiuti di plastica definisca: 

- obiettivi specifici per la raccolta e la cernita nonché criteri obbligatori per la riciclabilità (chiarendo le distinzioni tra riciclaggio meccanico/organico e recupero/incenerimento, con l'intento di raggiungere una percentuale di plastica riciclata pari almeno al 75% entro il 2020);

- un'etichettatura specifica dei materiali che informi i consumatori in merito alla riciclabilità meccanica od organica degli stessi e, infine, criteri per la sostituzione dei prodotti di plastica monouso o caratterizzati da un ciclo di vita breve con materiali riutilizzabili e più duraturi;

- ritiene che le plastiche più pericolose, ovvero le più dannose per la salute umana e per l'ambiente (come le microplastiche e le plastiche oxo-biodegradabili), e quelle che contengono metalli pesanti, altresì in grado di rendere più difficoltosi i processi di riciclaggio, debbano essere gradualmente eliminate dal mercato oppure direttamente messe al bando il più presto possibile entro il 2020; 

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martedì 26 novembre 2013

TURNING PLASTICS SCRAP INTO OIL: THREAT OR OPPORTUNITY?

Petrogas is currently constructing its first system for the conversion of scrap plastics into oil. This three-line installation at Grossenhain in Germany will have an annual capacity of 15000 tonnes and comes with a price tag of roughly Euro 24 milion. This is a steep downpayment - but on a "rather lucrative" enterprise, says the company's sales director Edwin Hoogwerf. "Production costs are about 27 Euro cents per litre provides a healthy margin". 

This approach comprises a shredding process, followed by purification, melting and vaporisation. The vapour is subsequently collected and cooled, resulting in several types of oil - although diesel oil is said to be the "key product".

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martedì 19 novembre 2013

SHOPPER: POSIZIONE OPPOSTE DOPO LA MESSA AL BANDO

La proposta della Commissione Europea di limitare la produzione e vendita di sacchetti leggeri monouso in plastica attraverso un emendamento alla Direttiva Imballaggi (94/62/CE) è stata accolta con favore dagli ambientalisti e, con alcuni distinguo, dalla filiera delle bioplastiche. Non è invece piaciuta ai produttori tedeschi di packaging in plastica e alla federazione europea dei trasformatori, EuPC.

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martedì 15 ottobre 2013

STOP BURNING YOUR MONEY!

There were shouts of ‘Urgh!’ and ‘That’s disgusting!’ this week in Lyric Square, along with stares from inquisitive residents doing their shopping and workers on their lunch breaks, as they passed a six-foot tall box filled to the top with rubbish.
The clear, plastic box stood in the square on Tuesday and contained waste collected from the rubbish bins and off the street in a half a mile stretch between Hammersmith Broadway and Hammersmith Town Hall in King Street.
Street cleaners from Serco, the council’s contractor, had to only make two visits to the box before it was completely full.
Around 30 bags were put into the box over an eight hour period to show how much rubbish is thrown away every day and to demonstrate that the majority of it could actually be easily recycled – if the right items, like drinks’ cans, plastic bottles and newspapers, had been put in the correct bin.
Officers from the council were on hand to speak to residents and listen to their suggestions on how to get more people recycling correctly, as well as hand out leaflets reminding people what items they can and can’t recycle.


For more information on the campaign visit www.lbhf.gov.uk/cleanest and to find out what you can and can't recycle, visit www.lbhf.gov.uk/recycle.

lunedì 14 ottobre 2013

PUBBLICATE LINEE GUIDA COMUNI PER IL RICICLO DELLA PLASTICA

Con piacere pubblichiamo un articolo uscito su Ambientequotidiano.it riguardante la mancanza di un modello universale per il riciclo delle materie plastiche. Questo gap è stato colmato dalla relazione congiunta tra L’Istitute of Scrap Recycling Industries (ISRI) el’Association of Postconsumer Plastic Recyclers (APR). 

Qui sotto parte dell'articolo, per leggerlo tutto cliccate qui:

Il settore del riciclo della plastica è da sempre caratterizzato da problemi di eterogeneità. È mancato un modello unico che standardizzasse le procedure operative da adottare da parte delle aziende operanti in tale ambito. Questa situazione oggi trova una soluzione grazie al modello elaborato dalla task force attraverso un modello efficiente e facile da applicare.
Individuando una serie di norme–quadro riferibili al settore, il documento prodotto dalla task force, affronta dunque la spinosa questione dell’eterogeneità dei rifiuti differenziati e delle materie seconde, ovvero materie di scarto ricavate dal processo di riciclo che possono essere reintrodotte nuovamente nei processi produttivi.
A testimoniare la soddisfazione dei risultati vi è la dichiarazione del presidente dell’ISR Robin Wiener, il quale ha dichiarato: “ Con la messa a punto di norme specifiche adesso tutti nel settore del riciclo di materie plastiche parleranno la stessa lingua. È la prima volta che una collaborazione di questo tipo individua parametri capaci di mettere d’accordo acquirenti e venditori.”
Fonte: ambientequotidiano.it

venerdì 11 ottobre 2013

Riciclo plastica: CARPI se ne occupa

Il valore della filiera del riciclo della plastica è CARPI che lo rappresenta e lo difende. Si tratta del maggior consorzio nel settore imballaggi terziari, ha 33 aziende associate e Gianfranco Picinali, il presidente, già anticipa che ci saranno new entries interessanti. E avvisa l’Italia: “Se vogliamo raggiungere gli obiettivi comunitari le cose dovranno gradualmente cambiare. Ci vuole una liberalizzazione nel nostro settore”.

Leggi l'intervista su: Ideegreen


EUPC CHIEDE MESSA AL BANDO DEGLI OXO

La plastica degradabile o oxo-degradabile è una normale resina - tipicamente polietilene - additivata con sostanze che inducono la rottura della catena molecolare favorendo la frammentazione e successiva biodegrazione del polimero. Il processo avviene in tempi più lunghi (da qualche mese a qualche anno) rispetto a quelli fissati dalla norma EN 13432 sulla biodegradabilità e compostabilità degli imballaggi (90 giorni), ma inferiori a quelli "naturali" del materiale (decine o centinaia di anni).
Questa soluzione, declinata in prodotti differenti con diversa efficacia, ha avuto particolare successo in Italia nella produzione di shopper, per aggirare il divieto alla commercializzazione di sacchi non biodegradabili prima che, con l'ultimo decreto legge, il Governo fissasse lo standard EN 13423 come criterio per la biodegradazione.
Una seconda bordata agli oxo-degradabili è arrivata nei giorni scorsi dall'Assemblea annuale di EuPC, la federazione europea delle aziende che trasformano materie plastiche: sulla scorta di alcuni test condotti l'anno scorso, l'associazione ha chiesto di separare dal circuito di raccolta dei rifiuti plastici quelli in plastica degradabile e di mettere al bando i cosiddetti oxo-frammentabili. Questi materiali, già in percentuali intorno al 2% del peso dei rifiuti plastici avviati a riciclo, provocherebbero un elevato scadimento dei film estrusi con polietilene rigenerato.
EuPC afferma di aver condotto attraverso dei laboratori indipendenti 3.740 misurazioni su film ottenuti da 17 diverse miscele di rifiuti plastici. I risultati, secondo EuPC, mostrano chiaramente che già a partire da una concentrazione del 2% di plastica oxo-frammentabile nei rifiuti plastici avviati a riciclo si incomincia a notare un effetto estetico sul film, che ne comprometterebbe la qualità.
Lo studio sta proseguendo per valutare l'impatto sui film di altre bioplastiche presenti sul mercato "in modo da chiarire questa situazione ambigua".
Sempre secondo EuPC: "Le plastiche oxo-frammentabili non hanno un effetto ambientale positivo sugli attuali flussi dei rifiuti e andrebbero quindi vietate in Europa". Per la stessa ragione, plastiche degradabili e biodegradabili andrebbero raccolte in maniera differenziata per non inquinare la filiera del riciclo meccanico.

martedì 24 settembre 2013

INNOVATIVO MATERIALE PLASTICO

Alcuni ricercatori spagnoli hanno sintetizzato un polimero che permetterebbe la produzione di una plastica in grado di “guarire”, ossia di riparare da sola le sue parti danneggiate. Proprio come accade negli organismi viventi. La scoperta è stata annunciata dalla rivista Material Horizons, edita dalla Britain’s Royal Society of Chemistry.
L’invenzione prende il nome di Terminator, dal celebre robottone del cinema, sebbene non siano proprio chiari i legami al livello semantico con il tipo di plastica inventata dagli spagnoli. Ad ogni modo, la “plastica che si ripara da sola” ha almeno due utilità.
Innanzitutto, permette il risparmio ai possessori di oggetti costruiti con questo materiale. Un danno, se riparabile in automatico, ovviamente non costringe alle spese necessarie, di contro, a una riparazione e all’acquisto di un oggetto in sostituzione. Pensiamo, ad esempio, a dei paraurti in “plastica che si ripara”: un tamponamento non necessiterebbe l’intervento di un carrozziere.
In secondo luogo, l’ambiente ne gioverebbe. Quante discariche sono piene di plastica? Troppe. Ma con una plastica che si ripara da sola, non sarà necessario gettare alcunché nella spazzatura.
Il polimero Terminator funziona come un corpo umano, i “tessuti” si rigenerano. E’ stato realizzato un esperimento, ripreso da una telecamera e pubblicato su internet, che certifica l'efficacia dell’invenzione. Un oggetto è stato suddiviso in due parti e poi queste sono state accostate una all’altra. Ebbene, dopo due ore le parti si erano saldate. La capacità di riparazione è stata stimata nell’ordine del 97%.

Fonte:

lunedì 23 settembre 2013

PACKAGING 100% IN PLASTICA RICICLATA

E' stato realizzato dagli oleifici Mataluni il primo packaging eco-sostenibile in plastica 100% riciclata. L'azienda con l'innovativo progetto parteciperà alla settima edizione del “Sicura – QsA 2013”, la convention nazionale che si occupa di sicurezza alimentare, in programma a Modena il 24 e 25 settembre.


L’azienda sannita prenderà parte all’evento presentando il progetto “Re-Pack Edoils” (Use of 100% Post-Consumer Recycled Polyethylene Terephthalate to produce packaging for edible oils), con il quale si propone di produrre e immettere, per la prima volta sul mercato europeo, imballaggi per oli alimentari realizzati al 100% in plastica riciclata. L’intervento si inserisce nell’ambito del convegno “Come attuare e comunicare la sostenibilità nel settore dei materiali a contatto con gli alimenti”, a cura dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari dell’Emilia Romagna, Toscana, Marche ed Umbria.

Novità per La nuova sfida lanciata dal complesso oleario di Montesarchio (BN) è quello di estendere il campo di applicazione dei materiali plastici riciclati, al momento limitata solo ad alcuni settori (acqua minerale e non-food), acquisendo così importanti elementi di competitività ed aprendo interessanti opportunità di sviluppo e innovazione.


L’utilizzo della plastica riciclata nell’imballaggio degli oli alimentari, infatti, rappresenta una novità assoluta in Europa. Per questo motivo, gli Oleifici Mataluni hanno deciso di avviare una linea pilota per la produzione di preforme, dalle quali saranno realizzate bottiglie in plastica riciclata. “L’utilizzo di materiali riciclati per la produzione di imballaggi per olio alimentare – spiega Maria Rosaria Galdi, consulente degli Oleifici Mataluni che collabora alle ricerche di soluzioni innovative per il packaging con il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Salerno – è finalizzato alla riduzione dell’impatto ambientale, causato dalla scarsa valorizzazione e dall’accumulo di materiali polimerici in discarica e nell’ambiente. La diffusione di packaging realizzati con materiali riciclati e riciclabili favorirà l’innescarsi di un ciclo virtuoso che parte da una corretta progettazione, dall’utilizzo di manufatti che garantiscano al consumatore la sicurezza e la qualità dell’alimento e che si completa con la valorizzazione del fine vita dell’imballaggio stesso. Inoltre, l’uso di PET riciclato piuttosto che di PET vergine per la realizzazione di packaging per beni di consumo di massa, comporta una riduzione di emissioni di CO2 data dal minore impiego di risorse petrolifere non rinnovabili, che sono attualmente le principali fonti per la sintesi di tale plastica”.



Il progetto è di durata triennale finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma CIP Eco-Innovation – nel giugno scorso è entrato a far parte del Libro d’Oro della Responsabilità Sociale d’Impresa e del Sodalitas Social Solution, il database online sulla Sostenibilità d’Impresa più completo a livello europeo. L’obiettivo, dunque, è quello di incoraggiare il riciclo delle bottiglie in PET per alimenti, rendendo i rifiuti una risorsa da valorizzare.

Fonte: 

DIFENDERE I SACCHETTI DI PLASTICA E' POSSIBILE?

Stephen Joseph combatte la più persa delle battaglie perse, ma ha degli argomenti

In Italia è entrato in vigore il divieto di commercializzare sacchetti di plastica, da anni indicati come uno dei rifiuti più diffusi e dannosi tra quelli in circolazione. Negli Stati Uniti diverse città li hanno messi al bando negli ultimi mesi. La Blue Ocean Society for Marine Conservation ha stimato che circa il 50 percento dell’immondizia presente nelle acque degli oceani sia costituita da plastica. Più di un milione di uccelli e di centomila mammiferi marini morirebbero ogni anno per avere ingerito plastica trovata in acqua. Qualche anno fa, a largo della costa della California è stata individuata una enorme massa fluttuante composta da rifiuti prevalentemente di plastica, che occupa un’area di estensione pari al territorio del Texas.


In California i sacchetti di plastica hanno trovato un difensore, racconta il Wall Street Journal, ed è un difensore atipico. Si chiamata Stephen Joseph e non è affatto una persona disinteressata all’inquinamento e alle sorti del pianeta: è un attivista, è democratico, fa lobbying in favore delle energie rinnovabili, è noto per aver costretto nel 2003 la Kraft a eliminare gli acidi grassi insaturi dai biscotti Oreo e per aver fatto causa a McDonald’s nel 2005 accusandola di scarsa trasparenza. Da qualche tempo dirige un sito che si chiama SaveThePlasticBag.com, salvate i sacchetti di plastica. I suoi amici e colleghi dicono che non lo riconoscono più.
Joseph fa propaganda a favore dei sacchetti di plastica e sostiene che abolirli fa aumentare la diffusione dei sacchetti di carta, che a suo dire sono molto dannosi per l’ambiente. Il punto di Joseph è questo: sì, i sacchetti di plastica fanno male all’ambiente. Così come un sacco di altri prodotti, tra cui i sacchetti di carta, che non ci sogniamo di abolire. Gli studi finanziati dall’industria della carta accusano i sacchetti di plastica; gli studi finanziati dall’industria della plastica accusano i sacchetti di carta. Bisogna scegliere il male minore.
Produrre sacchetti di carta, infatti, richiede più risorse e genera più emissioni di gas serra rispetto a produrre sacchetti di plastica. Joseph, inoltre, contesta l’esistenza dei famigerati agglomerati di sacchetti di plastica nell’oceano, accusa i gruppi anti-plastica di diffondere informazioni false o inaccurate e di ignorare i problemi collegati ai sacchetti di carta. Ha fatto causa a diverse città californiane che hanno emesso divieti sui sacchetti di plastica e ha minacciato di fare altrettanto con Santa Clara County, San Diego, Santa Monica, Mountain View, Morgan Hill, Palo Alto e San José, che si stanno muovendo nella stessa direzione. L’esito delle cause non è del tutto scontato: nel febbraio del 2009 Joseph ha vinto una causa contro Manhattan Beach. Altre città hanno commissionato degli studi i cui risultati invitano alla prudenza: ridurre i sacchetti di plastica può far aumentare le emissioni di gas serra. Alla fine della fiera, non è chiaro cosa faccia peggio all’ambiente.
Joseph sostiene che i sacchetti di plastica facciano meno male di quelli di carta ma sa che la sua è una battaglia persa. I sacchetti di plastica sono uno dei massimi simboli dell’inquinamento e lui si limita a dire che quelli di carta inquinano ancora di più: ma anche se produrre i sacchetti di carta dovesse comportare maggiori emissioni di gas serra, il problema della biodegradabilità non è aggirabile. Lui però tira dritto, le prova tutte, ogni tanto qualcuna gli riesce: e pazienza se i suoi amici ed ex colleghi non lo riconoscono più.

Fonti:

UNA BOTTIGLIA DI PLASTICA VALE FINO A 15 CENTESIMI!

E' già realtà da alcuni anni in molti paesi europei e ora è arrivato anche in alcuni Comuni della nostra penisola.
In varie località del Veneto, a Misano Adriatico e a Ferrara è stato introdotto il sistema di restituzione a coupon che segue un facile procedimento: si getta una bottiglia di plastica vuota in una macchina - una sorta di compattatore - e in cambio si ottiene un coupon da utilizzare come buono sconto quando si fa la spesa.
Il guadagno per ogni bottiglia riciclata è 15 centesimi. Complessivamente i cassonetti speciali hanno raccolto nove tonnellate di plastica per un valore pari a 60 mila euro di coupon.
Nella provincia di Varese lo stesso sistema è stato adottato con alcune modifiche. Al posto del coupon si ottengono sconti direttamente sulle tasse sui rifiuti.


Fonte:


STARTING A PLASTIC RECYCLING BUSINESS

Starting a plastic recycling business is not at all a child’s play. You need to think of starting this business only if you have the required experience in the same.
What you need to know about plastic recycling business is that this business involves the collection, sorting and recycling of plastic waste material.
Opening a plastic recycling business means you need to be engaged in the work from collecting scraps, selling it to the consolidator for processing and much more. It is one of the most serious businesses and thereby demands a lot of investment.
The best aspect is that it is considered to be a very lucrative business keeping in view the demand for ‘green businesses’. It is important that you begin the work after getting the required machines for plastic recycling. Plastics that can be easily recycled are the thermo plastics which easily get softened on heating. On the other hand thermosetting plastics are not fit for getting heated since they get hardened upon heating. So when you begin the business you are going to be mainly concerned with the thermoplastics.
It will help in reducing the green house gas emissions and thereby help in saving energy. It helps to save oil and gas. It will also provide livelihood to a large number of people.
For starting the business you need to know who is going to supply you the scrap plastic which you will be recycling. You should also know about the thickness of the plastic, whether it will be wet or dry, which type of thermoplastic they will be providing you. Also, discuss beforehand about the prices which they will charge for the same.
It is important that the area for setting up the business is in the remote parts and not one where there is large population settled. It should have access to water treatment system. You will be dealing with a lot of dirt so you should protect yourself and your workers from running the risk of getting any major disease.
The average cost per tonne may range from $40-$60. But it requires a very heavyinvestment of around $1.5Million to set up the factory and get the required machinery. But you can expect a net profit of around $2 million in just the very first year.
Since it is a large business so you need to have a lot of machinery to make the business run smoothly. Also for every step of recycling various types of machineries will be required. These may include- Bales Breaker, Metal Detectors and Separator, Shredders and Granulators, Pre washing systems, rinse dryers and a lot many other types of machinery. So you can now know it is not going to be easy for you and you should have a large capital before stepping in this business.

NORTH AMERICAN THIN WALL PACKAGING INDUSTRY

Thin Wall Packaging (TWP) is a market with a still unclear definition in North America. AMI Consulting perceives Thin Wall Packaging from the perspective of the end-use market and packaging formats. The Thin Wall Packaging industry encompasses thermoformed and injection molded plastic tubs, pots, trays and cups.

The 3.5 million  tonnes industry can be split into foodservice and retail packaging. The proportion of foodservice and retail TWP in North America is skewed towards foodservice, which accounts for 56% of the market by volume. This translates to the demand of nearly 4.3 billion pounds in 2012.  The remaining 44% of TWP volume was used in retail packaging applications, with volume demand equivalent to 3.4 billion pounds in 2012.

Retail TWP applications include for example chilled dairy cups, meat/fish/poultry tray, fruit punnets, margarine tubs and long-life food containers. The intense retail environment is increasing retailer focus on ways to differentiate from the competition, efficiency gains to lower margin pressure, rationalisation of SKUs, and inventory reduction. Price competition drives efforts to streamline supply chain and improve vertical coordination. 


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venerdì 20 settembre 2013

IL PET E' IL MATERIALE PIU' RICICLATO IN EUROPA

Secondo un recente studio condotto da Petcore Europe, nel 2012 il PET è risultato il materiale plastico più riciclato in Europa, con l'equivalente di oltre 60 miliardi di bottiglie. Lo studio riporta che più del 52% dell'immesso al consumo nel Vecchio Continente è stato avviato al riciclo, pari a un quantitativo di quasi un milione e settecentomila tonnellate e corrispondente a un incremento del 5,6% rispetto al 2011.

Bottiglie in PET macinato e riciclato

L'impiego del materiale riciclato vede al primo posto la produzione di fibre, seguita da quella di bottiglie e di lastre. La crescita della quota di PET avviato a riciclo nel 2012, inoltre, ha contribuito a innalzare il tasso di impiego degli impianti dedicati, che ormai da lungo tempo operavano ben al di sotto del pieno regime, con utilizzo mediamente dell'80%.


Fonte:

- Macplas online, 19 settembre 2013

lunedì 29 luglio 2013

NUOVA TENDENZA LONDINESE, I PLASTICARIANI

Arriva dal Regno Unito una nuova tendenza rivolta alla salvaguardia dell'ambiente. Si chiamano "plasticariani" e hanno tutta l'intenzione di vivere Plastics Free. Una sorta di ambientalisti all'estremo con l'obiettivo di vivere evitando dove possibile il contatto con la plastica. 

Un fenomeno in crescita nel Regno Unito dove sempre più persone hanno deciso di vivere plastic-free, si tratti di bere acqua da bottigliette di vetro o di rinunciare alla cannuccia nel bicchiere del cocktail.
Plastica, arte e design
L'ALLARME DEI GINECOLOGILa pericolosità della plastica per la salute umana, animale e dell’ambiente è un tema noto che però è tornato alla ribalta in Inghilterra dopo che il Royal College di ostetrici e ginecologi (Rcog) ha messo in guardia le donne incinte che stanno troppo a contatto con questo materiale.
Nell’ultima pubblicazione di consigli di salute per le future madri, gli esperti del Rcog hanno suggerito un «approccio precauzionale» nei confronti della plastica. In particolare hanno messo in guardia circa l’uso di contenitori per alimenti in questo materiale, così come quello di cibo in lattina. Alcuni componenti, soprattutto il bisfenolo A (Bpa) e gli ftalati, potrebbero infatti portare a disturbi nello sviluppo del feto.

L’Independent ha così intervistato Thomas Smith, studente di chimica di Manchester, il quale per sei mesi ha cercato di vivere senza plastica. «Nell’era moderna veniamo costantemente a contatto con la plastica», ha spiegato, «dallo spazzolino da denti al computer fino al contenitore dello shampoo».
IL PROBLEMA DEGLI IMBALLAGGI. Altri disagi che devono affrontare quotidianamente i plasticariani riguardano l’acquisto di prodotti via internet, perché poi arrivano a casa imballati in scatoloni ricoperti di plastica. Ma non è facile nemmeno uscire a bere qualcosa o andare a un concerto, dove i drink vengono spesso serviti in bicchieri di questo materiale.
Ma oltre lo stile di vita indviduale, questi attivisti sono preoccupati per l'ambiente.


ALTRI PROBLEMI OSCURI. La plastica è presente nella nostra quotidianità anche dove non pensiamo ci sia. L'asfalto è prodotto anche scorti di materie plastiche, spesso da riciclo, i prodotti cosmetici e adatti alla pulizia del nostro corpo come shampoo e saponette, spugne, imballaggi industriali di cui il consumatore non ne percepisce l'esistenza, protesi e organi artificiali.
Del resto la plastica è un materiale talmente duttile ed economico in grado di sostituire comodamente qualsiasi genere di altro materiale. Non dimentichiamo che grazie alla plastica sono aumentati i tempi di conservazione dei prodotti alimentari, riducendo, così, di almeno il 75% lo scarto alimentare. Non è possibile, quindi, un mondo senza questo materiale, talmente di vitale importanza per la nostra esistenza!

venerdì 26 luglio 2013

SISTRI, PROBABILE APPLICAZIONE SOLO PER I RIFIUTI PERICOLOSI

Dopo gli scandali dei mesi scorsi a causa degli eccessivi costi di realizzazione sembra essere stata posta la parola fine al sistema di tracciabilità SISTRI.
In una nota dell'Ansa l'attuale Ministro per lo sviluppo economico ha dichiarato che in riferimento al sistema SISTRI si è probabilmente trattato di un caso di "Gold Plating estendendo l'obbligo a tutti i rifiuti e non solo a quelli pericolosi", andando quindi oltre alle indicazioni della stessa direttiva europea in tema di tracciabilità dei rifiuti.
''Ci sono 300 mila mezzi che ogni giorno si muovono per smaltire rifiuti in Italia - spiega Zanonato - e questa revisione permetterà 1 miliardo di risparmio all'anno", conclude il Ministro.


Fonte:

- Ansa, 25 luglio 2013

martedì 23 luglio 2013

RECYCLING INTERNATIONAL WASTE

An extract of three interviews with the most important recycling opinion leaders.

1. Francis Veys, Director General of the Bureau of International Recycling (BIR)

Francis Veys
Question: What lessons have been learned during the last 15 years?
Answer: We need to professionalise the sector even more, to produce an ever better quality of material, and to have experts within our businesses who understand international and supranational regulations. In addition, recycling companies have learned that they must always look for new markets - not only for niche markets in terms of commodities but also for new markets. 

Q: And to what extent have views on recycling changed among legislators?
A: There is still very little understanding of what the recycling industry is or does. Their focus goes from collection to reuse - but they forget all about the people in between, the recycling industry, even though we are the main link in the chain.

2. Robin Wiener, President at Institute of Scrap Recycling Industries (ISRI)

Robin Wiener
Question: What has been the most negative development?
Answer: Between the severe drop in commodity prices and the wave of cancelled contracts, the industry suffered tremendous losses from which it is still recovering. A side-effect of the global recession was the re-emergence of protectionist efforts as a means of controlling the supply and price of scrap commodities for domestic consumers. 

Q: What has been the most fundamental change to recycling structures over this 15-yera period?
A: While scrap recycling has long been a global industry, the extent of global trade has increased dramatically over the last 15 yers-both in terms of the volume of scrap traded and the number of players engaged in international trade. The result has been that scrap is far less dependent on local supplies and markets than even before, but is much more vulnerable to world economic conditions.

3. Janez Potocnik, European Commissioner for the Environment

Janez Patocnik

Question: What is the EU's stance on material leaving Europe?
Answer: Preventing the leakage of raw materials embedded in our waste is definitely something we need to look at. A more efficient recycling industry would help. From the point of view of waste shipments, if illegal shipments are to able to be effectively prevented, we need adequate controls in all member state. 

giovedì 11 luglio 2013

INIZIATIVA DI SENSIBILIZZAZIONE DEL CARPI

La filiera del riciclo della plastica torna in campo per sensibilizzare il cittadino sul valore economico di questa nuova attività produttiva.
Sabato 13 luglio dalle ore 10,00 i rappresentanti del Consorzio Autonomo dei riciclatori di plastica italiani saranno presenti con una loro area espositiva presso la sorgente dell’Acqua Santa di Roma - Acqua Egeria, in via dell’Almone, 11 a Roma. L’iniziativa di comarketing, creata assieme alla nota fonte di acqua minerale romana, si pone come obiettivo quello di far conoscere al cittadino il ciclo di raccolta e recupero dei rifiuti di plastica generati dal consumo dell’acqua minerale.
Acqua Santa di Roma e Consorzio CARPI collaborano da alcuni mesi per una virtuosa gestione dei rifiuti di imballaggio generati durante le fasi di imballo dei prodotti della fonte. Questi, nella maggior parte dei casi preforme di bottiglie e altri imballaggi flessibili, vengono gestiti direttamente da aziende private, consorziate a CARPI, in grado di andare a generare un sistema virtuoso di gestione di questi rifiuti che esula dall’oneroso sistema comunale.
Lo staff del Consorzio Autonomo rimarrà a disposizione del pubblico durante l’intero arco della giornata di sabato con un proprio desk interattivo fino alla chiusura della fonte programmata per le ore 18.00.

lunedì 8 luglio 2013

E' FINITO IL TEMPO DELLE ILLUSIONI


Non ci sarà più bisogno di differenziare la plastica mista dal resto dei rifiuti. D'ora in avanti andrà conferita nello stesso contenitore dell'indifferenziato. "I motivi sono principalmente economici e legate al sistema di riciclo, spiega Daniele Zulliger, capo dell’Ufficio cantonale della gestione dei rifiuti. Nella Svizzera italiana, infatti, c’è solo la ditta Puricelli di Riva San Vitale che ricicla esclusivamente alcuni tipi di plastiche. Nessuno però è in grado di smaltire e riciclare la plastica mista”. 

Dopo Sementina, ora anche Cugnasco-Gerra inverte la rotta nella differenziata. Nella stessa settimana anche l'Associazione dei Comni Virtuosi aveva sottolineato le criticità della differenziata per alcune tipologie di materiale.

La beffa - In realtà fino a qualche tempo fa il compito di separare e riciclare le plastiche se lo era assunto un’azienda di San Vittore. “Ditta che è fallita dopo pochi anni – sottolinea Zulliger –. E così tutti quei Comuni (in totale circa 25) che nel frattempo, proprio sull’onda dell’entusiasmo, avevano deciso di introdurre la raccolta differenziata della plastica mista, si sono ritrovati senza più un partner che la ricevesse e la trattasse”.     

Controsenso - In altre parole, i Comuni che continuano a proporre la raccolta differenziata della plastica mista stanno portando avanti un’idea utopica. Poco utile visto che la plastica finisce, come il resto dei rifiuti non riciclabili, al termovalorizzatore di Giubiasco. “Il nostro consiglio – dice Zulliger – è quello di non illudere più i cittadini e quindi di fare interrompere la raccolta differenziata della plastica mista. Anche perché così si ridurrebbero i costi a carico dei Comuni. Per la raccolta differenziata della plastica mista, infatti, bisogna avere un contenitore apposito e, inoltre, deve passare un altro camion, diverso da quello che raccoglie il resto dei rifiuti”.   

Autonomia comunale - La decisione su come agire in materia spetta comunque ai singoli Comuni. “Il Cantone indica ai Comuni, tramite il regolamento cantonale di applicazione all’Ordinanza tecnica sui rifiuti, quali sono le raccolte separate obbligatorie e quali invece quelle facoltative. Alcuni Comuni, nonostante la consapevolezza che la plastica mista non viene più riciclata, vanno avanti comunque con questa prassi perché ormai la popolazione è abituata così e perché in questo modo si aiutano i cittadini a riempire meno in fretta i sacchi della spazzatura, su cui spesso grava la famosa tassa”.

giovedì 4 luglio 2013

QUANTA PLASTICA SI RICICLA IN ITALIA?

Tornano le recensioni sul "Il Riciclo della Plastica", il libro bianco scritto dal Consorzio CARPI e pubblicato da Franco Angeli. 
Ne è un esempio il piacevole articolo uscito su Ambienti&Ambiente del 4 luglio 2013 di cui vi indichiamo il link
Buona lettura e ricordatevi che la plastica non è poi così male come pensano di farci credere!

venerdì 28 giugno 2013

RACCOLTA DIFFERENZIATA, TROPPO CARA ANCHE PER I COMUNI

L'Accordo quadro tra l'Anci (Associazione nazionale dei comuni italiani) e il CONAI (Consorzio Nazionale Imballaggi) , secondo l'Associazione dei Comuni Virtuosi, deve essere rivisto al rialzo. 
Secondo il dossier "Analisi dei risultati ottenuti dal sistema Conai e proposte di modifica dell'accordo" realizzato dalla stessa Associazione, i comuni italiani vertono in una situazione di grave crisi economica e finanziaria causata da un lato dei continui trasferimenti dallo stato e regioni, dall'altro dagli obiettivi correttamente sempre più ambiziosi dell'UE che comportano un livello superiore di investimenti e costi per incrementare i quantitativi di rifiuti da riciclare. Questi servizi hanno evidenziato dei costi importante che, se non compensati da adeguati corrispettivi per vendita di imballaggi, rischiano di ricadere nelle bollette di famiglie e imprese.

Attualmente, in Italia, per ogni imballaggio prodotto e immesso nel mercato viene pagato un contributo ambientale CONAI che dovrebbe essere trasferito ai comuni quando l'imballaggio, passsando per la raccolta differenziata, viene riconsegnato ai consorzi per la messa all'asta. 

Purtroppo delle centinaira di milioni di euro all'anno che vengono incassati dal Sistema Nazionale, sempre secondo il dossier dell'Associazione Comuni Virtuosi, solo poco più di un terzo viene girato ai Comuni e queste risorse spesso non entrano neppure nelle casse comunali poiché vengono in gran parte utilizzate per pagare le piattaforme private che si occupano della selezione dei rifiuti per la definizione della categoria da mettere all'asta. 
Nel 2011 i Comuni avrebbero beneficiato di circa 297 milioni di euro sui 813 milioni di euro incassati dal Sistema CONAI, ossia il 37%. Il resto (circa 2/3) viene trattenuto dai Consorzi per il loro funzionamento e le proprie attività istituzionali. In questo caso va fatto un paragone con il sistema francese in cui gli introiti totali del Consorzio la percentuale girata agli enti locali per rimborsare i costi della raccolta differenziata è pari al 92%, ovvero circa il 70% degli effettivi costi di raccolta sostenuti dalle amministrazioni locali. 
Nel resto d'Europa i contributi versati dalle imprese sono di gran lunga superiori per quasi tutte le tipologie di  materiali per imballaggio e vanno a coprire anche i costi di preselezione. 

L'Associazione dei Comuni Virtuosi, attraverso il suo documento, ha elaborato delle proposte che noi riassumiamo come segue:

1. Contributo Ambientale Conai: innalzamento del contributo che attualmente è quattro volte inferiore rispetto agli altri Paesi europei per far fronte all'incremento dei costi di gestione della raccolta differenziata. L'innalzamento del contributo dovrebbe riguardare solo gli imballaggi non riciclabili. L'aumento del Contributo deve però comportare maggior destinazione delle risorse generate al raccolta differenziata e non ai costi di gestione del CONAI. 

2. Modalità di verifica della qualità del materiale conferito: è necessario che la fase di valutazione qualitativa del rifiuti conferito dei Comuni sia effettuata da un ente terzo in grado di garantire le parti.

3. Eliminare qualsiasi contributo del CONAI destinato all'incenerimento nel rispetto della gerarchia europea sui rifiuti.  

mercoledì 19 giugno 2013

PLASTICS MANUFACTURING TO "MIGRATE BACK" TO UK?

Recycled polymers could help stimulate a return to plastic product manufacturing in the UK. Keith Freegard, director of Salford-based Axion Polymers, asserts that changing attitudes towards sustainability and rising costs for Far Eastern producers will present interesting market opportunities for British businesses.
Branded producers and retailers in the UK have recognised the need to offer customers sustainable products using recycled raw materials from the nation's "well-developed plastics recycling chain", adds Freegard.
Though they have "traditionally struggled to compete against the manufacturing might of Asian producers", he forecasts that this may change by "tapping into the UK's proven plastics recycling infrastructure".
Freegard foresees a "growing trend" for some of the manufacturing activity to "migrate back" to the UK. Now importers are confronted with rising labour prices, higher electricity costs and excessive custom transfers. He adds that this development would result in shorter supply chains and reduced lead times, as well as simpler stock management.

martedì 18 giugno 2013

BANDO DEGLI SHOPPER: ITALIANI VIRTUOSI O ILLUSI?

Riportiamo un estratto di un articolo uscito questa mattina sul portale Polimerica.it. Della notizia non se ne è parlato molto, anzi, per nulla sui numerosi portali economico ambientali italiani. Come a dire che le notizie scomode e poco conformiste non siano gradite a tutta una serie di testate giornalistiche di settore poco obiettive.

La Commissione Europea ha ricevuto dal governo inglese un parere motivato in opposizione alla messa al bando, in Italia, dei sacchetti per la spesa non biodegradabili e compostabili, come previsto dalla legge 28/2012.
Grazie al deposito del parere il termine di pronunciamento da parte della Commissione Europea sulla conformità del decreto interministeriale del 18 marzo 2013 ("Individuazione delle caratteristiche tecniche dei sacchi per l'asporto delle merci") con la Direttiva sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio, slitterà a metà del prossimo settembre.
Nel parere inglese - che abbiamo potuto prendere in visione - si legge che il decreto notificato dal Governo italiano alla Commissione è ritenuto, dal Regno Unito e da altri paesi, non conforme con la direttiva 94/62/CE sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio, né con il Trattato, dove di parla espressamente di libera circolazione delle merci.
La stessa Commissione Europea - nota il documento -  in passato aveva messo in discussione la proporzionalità delle misure adottate in Italia rispetto ai benefici ambientali, raccomandando di iniziare con interventi volti a modificare il comportamento dei consumatori e leve economiche, confermando l'obbligo degli stati membri di istituire sistemi per la raccolta e riciclo dei rifiuti da imballaggio.
Il parere inglese continua segnalando che la norma italiana impone che i sacchetti usa-e-getta debbano essere biodegradabili, non consentendo la vendita di shopper in plastica riciclabili o altrimenti degradabili; ciò contrasta con l'articolo 18 della direttiva imballaggi, che impone agli stati membri di non ostacolare l’immissione sul mercato di imballaggi che soddisfano le disposizioni contenute nella stessa direttiva.
In particolare, i sacchetti riciclabili, che rispondono pienamente ai requisiti della direttiva (artt. 9 e 11 e nell’Allegato II), non possono essere vietati all'interno della UE. Inoltre, le restrizioni all'importazione violano l'articolo 34 del Trattato sul funzionamento dell'Unione Europea.
Non solo: gli inglesi lamentano che non è stata condotta alcuna analisi sugli effetti economici del provvedimento, né studi per valutare se le misure restrittive sono giustificate da benefici ambientali ed economici. Per il Governo inglese si tratta di barriere al commercio che non sembrano apportare benefici economici all'Unione Europea, ma che in compenso hanno già causato danni ad alcune aziende britanniche.
Nel documento si ricorda che nel Libro Verde “Una strategia europea per i rifiuti di plastica nell'ambiente”, la Commissione ha ribadito che questo tema richiede un approccio a livello europeo e che sono allo studio diverse opzioni per ridurre la quantità di sacchetti di plastica in circolazione.
Il parere si conclude con la richiesta di ritirare le misure contenute del decreto o, in alternativa, di fornire evidenze economiche, chiare e convincenti, che giustifichino l’adozione delle misure ai sensi dell’art.114 del Trattato.

lunedì 17 giugno 2013

LIFE: per creare lvoro e competenze

Il progetto "use and re-use" di CPR Cooperativa e "Sun Eagle", della Seconda Università degli studi di Napoli sono gli unici due progetti italiani menzionati ed inseriti all'interno della nuova pubblicazione della Commissione Europea intitolata "LIFE, creating green jobs and skills". 
La pubblicazione ha descritto i principali progetti co-finanziati dal progetto europeo LIFE+ ed è raggiungibile cliccando qui.
Il progetto della società che gestisce CPR system riguarda la realizzazione di imballaggi di plastica green, completamente riutilizzabili, riciclabili, a sponde abbattibili e in grado di consentire un risparmio garantito.


Alcuni prodotti di CPR System

Il progetto SUNEAGLE prevede tre ambiti d'intervento nei quali si integrano, accanto alle azioni di preparazione, di monitoraggio e di comunicazione, azioni di tipo dimostrativo e azioni innovative.


Il logo istituzionale Sun Eagle

mercoledì 29 maggio 2013

ZANONATO: STOP STORTURE BOLLETTE ENERGIA, FAR SCENDERE I COSTI

Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, dice ''basta con le storture'' delle bollette elettriche. A suo giudizio, inoltre, occorre ''allineare il nostro costo dell'energia su soglie più competitive. La linea da seguire, ha aggiunto, ''è in gran parte tracciata ed è stata recentemente definita una Strategia energetica nazionale, con obiettivi e priorità chiare, che condividiamo''.

Parlando all'assemblea annuale di Confindustria, Zanonato ha anche detto che ''gli interventi sulle liberalizzazioni dovranno essere ampliati ad alcuni settori chiave, in modo da generare effetti positivi estesi all'intero sistema produttivo'' e in questa fase intende concentrarsi in particolare su ''energia elettrica e gas, Rc auto, distribuzione dei carburanti''.

''Con il ministro dell'Economia ho concordato la conferma, almeno per tutto il 2013, della detrazione fiscale del 55% per gli interventi di efficienza energetica negli edifici che scadrà il prossimo 30 giugno'', ha aggiunto.

Domani sul tavolo del Consiglio dei ministri ci sara', tra l'altro, il decreto legge per il recepimento della direttiva Ue su effecienza energetica ed edilizia.

PARTE LA PRODUZIONE DEL PRIMO IPHONE DI PLASTICA

Anche Apple cerca di limitare i costi di produzione dei propri prodotti facendo partire il primo esperimento di Iphone con scocca interamente in plastica. La fonte è il sito giapponese Macotakara che afferma di aver saputo dalle proprie fonti la produzione di un nuovo esemplare Apple. 


Sempre secondo il sito giapponese il nuovo Iphone sarà prodotto in più colorazioni ad eccezione della scocca nera. Dal mese prossimo la compagnia statunitense farà partire i primi test su strada per circa un migliaio di esemplari.
La sostituzione dell'alluminio con la plastica consentirebbe notevoli risparmi in termini energetici ed ambientali, ma sarà la stessa cosa?

martedì 28 maggio 2013

IMBALLAGGI DI PLASTICA: VISIONI CONTRAPPOSTE


Il comparto degli imballaggi in plastica regge alla crisi e conferma i buoni risultati operativi degli anni precedenti. Il riciclo, poi, si rivela vincente anche in periodo di crisi perché produce valore: sono 96,6 milioni di euro i ricavi derivanti dalla vendita alle imprese di riciclo dei rifiuti selezionati a valle della raccolta differenziata (30% dei ricavi complessivi), con un calo del 17,4% rispetto al 2011, causato dalla contrazione dei prezzi nella difficile congiuntura vissuta dalla stessa industria del riciclo.
Riciclare i rifiuti di plastica, oltre a creare ricchezza, consente di evitare costi di smaltimento: nel 2012  più di 36 milioni di euro di questi costi, infatti, sono stati evitati alla collettività generando un beneficio netto complessivo pari a 245 milioni di euro.
Se il riciclo e la raccolta di rifiuti di plastica non sembra sentire fortemente la crisi economica come altri settori chiave dell'industria italiana, lo stesso non si può dire per l'industria di produzione degli imballaggi. 

Nel 2012 sono state utilizzate per la produzione di imballaggi plastici in Italia poco meno di 2.8 milioni di tonnellate di polimeri vergini. I quantitativi aumentano di circa un milione se vengono compresi additivi, plastiche da riciclo e altri materiali. Questi dati vanno a confermare la generale crisi manifatturiera italiana che nello stesso anno va a registrare un ulteriore -6,3%. Le cause imputabili sembrano essere la perdita di competitività, alta tassazione, inefficienze strutturali del "sistema Italia" e debito pubblico. Refoli di crisi spirano anche nella solida economia tedesca, con un cambio di segno - nel settore manifatturiero - particolarmente significativo nel quarto trimestre del 2012. E' presto per parlare di crisi, ma certo gli indicatori non sono positivi.
La produzione di materie plastiche in Germania è scesa l'anno scorso del 3,4% a 19,5 milioni di tonnellate, secondo quanto riferisce la sede tedesca di PlasticsEurope, federazione europea delle aziende del settore.
Il giro d'affari è invece sceso solo di mezzo punto percentuale a 25,1 miliardi di euro, in parte a causa della flessione del mercato interno (-0,2%), dove il fatturato ha toccato 10,9 miliardi di euro. Le vendite all'estero si sono fermate a 14,2 miliardi (-0,8%). L'occupazione è scesa dell'1,8% - per un totale di 37.200 addetti - mentre i prezzi hanno mostrato una crescita media nel periodo del +2,9%.
La bilancia commerciale delle materie plastiche tedesche si conferma positiva, con un surplus di 3,7 milioni di tonnellate, pari a 7,9 miliardi di euro. Ciò grazie ad un export 12 milioni di tonnellate (22,5 miliardi euro in valore), cresciuto dello 0,5% in volume, e importazioni per 8,3 milioni di tonnellate (14,6 miliardi di euro), scese invece dello 0,4%. L'Unione Europea resta per i produttori tedeschi di plastiche il principale mercato estero, con oltre il 70% di export (contro l'87% delle importazioni): i principali paesi di destinazione sono Italia, Francia, Polonia e Benelux.
Per quanto concerne la destinazione delle plastiche trasformate nel paese, al primo posto spicca l'imballaggio con il 35%, seguito da edilizia e costruzioni con il 23% del totale. L'auto assorbe invece circa il 10% dei volumi trasformati e il comparto elettrico elettronico un ulteriore 6%.
Le stime per il 2013 indicano una lieve ripresa dei volumi produttivi, attesi in crescita dell'1,5%.

giovedì 23 maggio 2013

MONTESILVANO: LA RIVOLUZIONE DAL BASSO

Per la prima volta in Italia parte un'iniziativa che mette l'interesse del cittadino al centro del sistema e non più gli interessi di pochi.

Si tratta del progetto "Riciclo a 5 stelle", promosso appunto dallo stesso Movimento politico e partirà la prossima settimana (tra il 24 e il 27 maggio) a Montesilvano.
«Per mesi abbiamo rincorso la burocrazia», racconta Manuele Anelli, «per mesi alcuni cavilli burocratici ci hanno rallentato ma adesso partiremo definitivamente».


L'iniziativa consiste nella possibilità da parte dei cittadini di Montelsilvano di veder riconosciuto un contributo per aver effettuato la raccolta differenziata della plastica. Per ora il materiale plastico raccolto riguarderà i flaconi, bottiglie e bottiglioni. 
La plastica dev’essere priva di qualsiasi liquido o solvente. Una volta presa la bottiglia bisogna comprimerla con il tappo. La ditta privata che si occuperà della raccolta del materiale (perché i rifiuti hanno un valore economico e il progetto ne è una prova concreta!) «che nel frattempo avrà pesato il materiale prelevato», spiega Anelli, «ci garantirà il valore di mercato del materiale pesato. Una volta stabilito quante persone hanno conferito la sola plastica, quanta plastica siamo riusciti a raccogliere e quanto abbiamo guadagnato faremo le nostre successive proiezioni su quanto il Comune di Montesilvano potrebbe guadagnare vendendo la propria plastica. Fatti questi calcoli proseguiremo anche con le tabelle sugli altri materiali che normalmente i comuni gestiscono in modo diverso».
«La nostra iniziativa», va avanti Anelli, «non ha fine di lucro, pertanto il ricavato (si spera consistente) sarà interamente girato ad un’iniziativa benefica e socialmente utile che decideremo nella prossima assemblea dedicata. Nel dibattito sempre fruttuoso era nata la proposta di acquistare una sedia a rotelle da donare a chi ne avesse più bisogno all’interno dell`Azienda Speciale di Montesilvano e un sistema di comunicazione per i sordo-muti, attraverso un`applicazione che caricheremo sui tablet che riusciremo ad acquistare».
«Miriamo a cambiare il sistema che ha gestito il rifiuto in Abruzzo in maniera poco trasparente», spiega ancora Anelli. «La gestione del materiale riciclato deve tornare in mano ai cittadini, e quindi in mano al comune, che troppo spesso ha avuto problemi di natura giudiziaria». 


Per avere informazioni: info@montesilvano5stelle.it
Fonte: http://www.primadanoi.it 

martedì 7 maggio 2013

TUTTA LA PRESSIONE DELLA CRISI ECONOMICA SUL RICICLO


Secondo CONAI il riciclo degli imballaggi segue l'andamento del ciclo economico del nostro paese. Questa affermazione potrebbe risultare completa se non fosse che i minor quantitativi di rifiuti riciclati hanno riguardato materiali come il legno, passato da 1,27 a 1,05 milioni di tonnellate riciclate (-17,1%), e l'acciaio (-5,6%) nel periodo 2011 e 2012.
Sempre il CONAI aggiunge che il segno rosso dell'immesso al consumo degli imballaggi sia imputabile in minima parte agli imballaggi primari (-2,2%) e in larga parte agli imballaggi commerciali e industriali (-4,5%). Questa dichiarazione sottolinea ancora una volta l'estrema importanza del riciclo indipendente (che si occupa solo del riciclo di rifiuti speciali da attività commerciali e industriali) nel raggiungimento degli obiettivi comunitari. Obiettivi, questi, che con la sola raccolta differenziata e conseguente messa all'asta dei rifiuti da parte del sistema consortile, non sarebbe lontanamente sufficiente al raggiungimento degli obiettivi comunitari di riciclo.
E' importante sottolineare, infatti, come l'aumento delle percentuali di raccolta differenziata nella penisola non abbiano fatto combaciare un conseguente e parallelo aumento delle quote di rifiuti riciclati. Forse il dispendioso sistema a carico di Comuni e cittadini voluto dal governo centrale non è così conveniente come vogliono farci credere?
L'attuale flessione nel riciclo di materiali come legno e acciaio e altri imballaggi industriali non è imputabile alla sola crisi economica ma alla trasformazione in atto da almeno 5 anni nella nostra economia. Da Paese produttore e manifatturiero ci siamo trasformati in Paese trasformatore di materie prime in prodotti destinati all'estero e/o trader di mercato per l'economia europea e mediterranea. Questo cambiamento è in corso dagli anni 2007-2008. Risulta molto strano che CONAI non ne abbia ancora preso visione. Non può essere, quindi, la sola crisi economica a guidare il minor immesso a consumo di imballaggi ma il strutturale cambiamento avvenuto nella nostra economia. 
Tornando alle dichiarazioni di CONAI, non è chiaro perché un minor immesso al consumo dovrebbe coincidere con minor quantitativi di rifiuti riciclati. La connessione non è per nulla automatica e collegata. La verità è che alcuni materiali stanno soffrendo di almeno tre fattori:

- surplus di materiale riciclato non collocabile;
- minor impianti di riciclo presenti sul territorio italiano;
- minor convenienza nel riciclare alcuni materiali.

riciclo imballaggi

Non è un caso che, sempre citando CONAI, la plastica (la quale trova i suoi principali impieghi nel settore industriale e commerciale) non abbia risentito minimamente della crisi dei consumi italiani, registrando un +1.1% nella quota di riciclo nel corso del 2011 e 2012 nonostante l'immesso al consumo sia sceso del -1,1%.

Da anni il Consorzio CARPI cerca di far sapere al vasto pubblico che i rifiuti sono una risorsa economica ancora prima che ambientale, e che in assenza di una concreta convenienza economica nessun operatore di mercato è intenzionato a riciclare ed investire tecnologia e risorse in un settore in cui la materia prima seconda riciclata non trova adeguato piazzamento sul mercato della trasformazione. Questo tipo di sensibilizzazione non dovrebbe spettare solo a noi...