lunedì 21 gennaio 2013

E' UFFICIALE: ADDIO LIBERALIZZAZIONI


lunedì 14 gennaio 2013

PLASTICA: SCARTO DEL 30-40% ANCHE IN TRENTINO



Sul territorio trentino, nel 2011, sono stati prodotti mediamente 433,27 chili di rifiuti pro-capite, di cui un quarto (circa 110 chili) conferiti in discarica. Il valore riguardante quest'ultima pratica si ferma quindi al 25%, ottimo risultato se confrontato con la media nazionale, e dato ancora più confortante se lo si accomuna alla tendenza da parte della pubblica amministrazione locale nel prediligere sistemi di recupero (riciclo, termovalorizzazione), all'apporto e allo smaltimento in discarica. Nonostante questi importanti risultati ufficiali in linea con le direttive europee in materia, in provincia di Trento, sia i singoli cittadini che i mezzi di informazione più tradizionali iniziano a chiedersi cosa si celi dietro a quelle cifre che vanno a descrivere la loro raccolta differenziata. Ossia, quanta percentuale di scarto di non riciclabile c'è all'interno del 75% di raccolta differenziata realizzata dal cittadino? A rispondere è l'ingegner Giampaolo Bonmassari direttore generale di Asia (l'azienda di igiene ambientale con sede a Lavis che provvede alla raccolta e smaltimento dei rifiuti): "Per l'umido, carta e vetro, la qualità è accettabile, poiché non riceviamo lamentele o contestazioni dalle piattaforme alle quali smistiamo questi rifiuti. Il problema, invece, c'è per la plastica e gli imballaggi leggeri, poiché la scarsa qualità è un fenomeno cronico che si protrae da anni. La percentuale di scarto varia fra il 30 e il 40%". Ma se il livello medio di scarto non riciclabile sui rifiuti trentini, territorio virtuoso nella gestione dei rifiuti solidi urbani e speciali, registra un così alto valore, che percentuali di scarto possono raggiungere Regioni meno virtuose come Calabria, Campania e Sicilia? (Per un confronto tra regioni si rimanda al seguente link: http://www.albanesi.it/Inchieste/raccolta_differenziata.htm). Come si evolverà la raccolta differenziata in Trentino non lo sa definire neppure lo stesso Bonmassari, che afferma "sarà interessante sapere come varierà la qualità nei prossimi mesi, poiché gli operatori ecologici e gli operai di alcuni Comuni affermano come per loro sia aumentato considerevolmente il lavoro di raccolta dei rifiuti abbandonati e che nei cassonetti della differenziata si notano parecchi rifiuti non riciclabili. Anche se va detto che la gente non ha forse ancora capito come differenziare i rifiuti domestici, se solo si pensa, sul fronte opposto, che anche il secco contiene una buona dose di riciclabile: addirittura il 40%, la stessa percentuale individuata nella differenziata". Dato sbalorditivo, quest'ultimo, se si pensa all'intera macchina burocratica e operativa messa in opera per la gestione dei rifiuti. Una gestione, quest'ultima, che non rispetta i fondamentali dell'economicità con una perdita media di risorse riciclabili del 40%. Risorse, queste, che oltre a non essere immesse nuovamente sul mercato creando ricchezza, diventano dei costi a carico degli organi di gestione, solitamente le pubbliche amministrazioni locali, che non possono fare altro che far ricadere questi oneri sul cittadino di riferimento attraverso tagli di servizi o innalzamento delle imposte.

Rifiuti lasciati ai margini dei cassonetti: inciviltà o risparmio di risorse?
E' forse arrivato il momento di ripensare all'approccio della raccolta differenziata attuale e trasformarlo in una pratica proattiva in cui il cittadino non  rimane un mero suddito pagatore di tasse, bensì un importante protagonista della selezione rifiuti attraverso un incentivo diretto e monetario? Sareste più orgogliosi di fare una raccolta differenziata perfetta in cambio di un incentivo economico oppure accontentarsi di continuare a far perdere risorse utili al nostro pianeta e...al vostro portafoglio? Ad ogni lettore la responsabilità di interpretare le proprie bollette.

Informazione tratta dall'articolo di giornale uscito su "L'Adige", di martedì 18 dicembre 2012 intitolato "Plastica: scarto del 30-40% e c'è chi abbandona rifiuti" (http://www.passo.tn.it/wp-content/uploads/2012/12/passo5.pdf).

martedì 8 gennaio 2013

BIOCLEAN: FUNGHI E BATTERI CONTRO LA PLASTICA NON PIU' RICICLABILE

Nel 2011 in Europa sono stati raccolti 25.1 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. Di questi quantitativi, 14.9 milioni sono stati recuperati attraverso il riciclo meccanico o termovalorizzazione, mentre circa 10.3 milioni di tonnellate sono state destinate alla discarica. Questo dato, nonostante sia in costante declino rispetto all'anno precedente (10.4 milioni di t nel 2010 - 1%), non rappresenta una notizia positiva per i riciclatori di plastica che considerano la pratica della gestione dei rifiuti di plastica in discarica un reale spreco di materia prima per i rispettivi impianti.
Il progetto BioClean coordinato da Fabio Fava, professore di Biotecnologia Industriale ed ambientale presso il Dipartimento di Ingegneria Civile, Chimica, Ambientale e dei Materiali dell'Università di Bologna, riunisce 19 partners di 9 paesi europei e vede anche la partecipazione della cinese Nanjing University. Bioclean, finanziato dall'Unione Europea con 3 milioni di euro, coinvolge anche 7 piccole medie imprese, di cui una bolognese, e l'associazione europea delle industrie dei polimeri (PlasticsEurope).
Per selezionare i microrganismi mangia - plastica più efficienti si attingerà da plastiche provenienti da discariche e dal fondo del mare ma anche da raccolte dedicate.

I batteri e i funghi isolati saranno caratterizzati per le loro capacità di biodegradazione. Il progetto sarà inoltre l'occasione per studiare il tasso di biodegradazione ed il percorso attraverso il quale la maggior parte dei polimeri viene biodegradata. Sarà inoltre studiata la possibilità di valorizzare i prodotti ottenuti tramite il loro riutilizzo per la produzione di nuovi polimeri e/o di polimeri ibridi, e l'effetto in termini di tasso, resa e percorsi di biodegradazione di trattamenti dei polimeri.
Bioclean a prima vista potrebbe rappresentare uno dei numerosi progetti ambientali che, a differenza dell'entusiasmo iniziale, si sono poi rilevati dei progetti fine a se stessi e relegati al mero ambito accademico. La particolarità interessante di BioClean, però, risiede nel fatto di poter operare sul recupero e lo studio su rifiuti che hanno già perso completamente il proprio valore economico. BioClean rappresenterebbe quindi un progetto efficiente di recupero di materie prime altrimenti prive di valore e relegate in discarica. La scarsità di materie prima da riciclare è una problematica molto importante. La dispersione dei quantitativi da recuperare attraverso il riciclo meccanico sta diventando il principale problema delle aziende di riciclo della plastica, non solo a livello nazionale. Basti pensare che in America è nato un movimento di industriali di trasformatori chiamato "Save The Plastics", We Need More Plastics to Recycle! per promuovere il riciclo della plastica tradizionale rispetto all'introduzione di bioplastiche non più riciclabili.
L'efficienza e l'efficacia raggiunta dalle aziende che raccolgono e gestiscono i rifiuti speciali (rifiuti che provengono da superficie privata) ha raggiunto oramai livelli massimi, difficilmente incrementabili. Lo stesso non si può dire per il sistema nazionale che dirige i rifiuti urbani da raccolta differenziata.
Una volta selezionati a spese del cittadino, i rifiuti di plastica vengono ancora troppo spesso destinati in discarica. BioCLean è considerata una soluzione per salvare ciò che non è più risorsa limitando i danni ambientali della permanenza di rifiuti plastici in discarica. Un'attenta analisi del fenomeno fa invece propendere più per il fatto che BioClean corrisponda ad un mezzo, non ad una soluzione.

CARPI a SEP Green r.evolution!


SEP Green r.evolution è la fiera internazionale delle tecnologie per la protezione dell’ambiente, quest’anno incentrata sull’innovazione attraverso un unico progetto declinato in 4 settori dedicati e sinergici tra loro: SEP Rifiuti, Hydrica, SEP Energy, SEP R&D. In questo contesto, CARPI avrà un ruolo attivo nella promozione della fiera e una presenza diretta sia a livello espositivo sia convegnistico, finalizzata a evidenziare come una corretta gestione dei rifiuti in plastica può rappresentare un’importante risorsa economica ed ecosostenibile per il nostro Paese.
CARPI - Consorzio Autonomo Riciclo Plastica Italia - ha siglato un importante accordo di collaborazione con PadovaFiere, entrando a far parte del Comitato Tecnico Scientifico di SEP Green r.evolution, il salone internazionale dedicato all’ambiente che terrà dal 19 al 22 marzo 2013 presso la Fiera di Padova.
La partecipazione al Comitato Tecnico Scientifico della manifestazione, coordinato dal Prof. Antonio Scipioni dell’Università di Padova, rappresenta un importante traguardo per CARPI, che vede così ulteriormente riconosciuto il proprio ruolo di promotore di politiche di sensibilizzazione su tematiche inerenti il recupero e la gestione dei rifiuti in plastica.